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È innegabile che ci ritroviamo a vivere la crisi più inaspettata e disruptive degli ultimi decenni; probabilmente da dopo la seconda guerra mondiale niente ha modificato il nostro stile di vita quotidiano come la pandemia da Covid-19. Il distanziamento sociale, la necessità di lavorare da casa, il ridimensionamento della maggior parte delle attività che fino a poco tempo fa erano la nostra normalità ha impattato in maniera totale su ciascuno di noi.

La (poca) distanza che c’era tra la vita lavorativa e quella personale è andata definitivamente azzerandosi, con milioni di ragazzi a casa dalle scuole, i genitori spesso al lavoro dal tavolo del soggiorno ed uno stravolgimento dei tempi e dei modi che ci ha resi tutti più “visibili”, più umani se vogliamo, sicuramente privati della sicurezza della gerarchia di un ufficio.

Due sono le reazioni che sorgono spontanee in tempi di crisi: la paura, l’insicurezza e la rassegnazione, oppure il coinvolgimento attivo ed il desiderio di dare il proprio contributo nella ricerca di una soluzione.

Mai come ora l’attitudine di chi è chiamato ad esercitare la leadership all’interno dell’azienda fa la differenza nelle reazioni dei propri collaboratori. È un effetto-specchio: i collaboratori, soprattutto quando si sentono spaesati ed insicuri, tendono a rivolgersi ai propri leader per trovare rassicurazione e riconferma del proprio ruolo. Ed una volta rassicurati danno prova di resistenza e resilienza straordinarie.

empatia

E tu come stai supportando i tuoi collaboratori?

Secondo un sondaggio condotto dall’americana Gallup nel 2020, soltanto il 45% percepisce che per l’azienda lo stato d’animo dei propri collaboratori è importante. Questo fa sì che l’empatia e la manifestazione dei propri stati d’animo, o la loro comprensione negli altri, vengano considerati come una debolezza, che porterà gli altri ad approfittarsi di chi li manifesta. Si nascondono le proprie sensazioni, ci si concentra sull’efficienza e sulla produttività e si vive l’azienda come un obbligo, non come il posto dove possiamo tirar fuori il meglio di noi. È facile capire come uno stato d’animo di questo tipo diventa facilmente l’ “incubatore” di episodi di burnout.

Come invertire questa tendenza?

Questo processo deve partire dal leader del gruppo di lavoro, dal titolare dell’azienda, dal manager.

1. Un piano d’azione chiaro 

Avere un chiaro piano di azione nella gestione – anche emotiva – dei propri collaboratori diventa un aspetto fondamentale. Lo stesso sondaggio rileva che soltanto il 39% dei collaboratori crede che il proprio leader abbia un piano d’azione chiaro da condividere con loro.

2. Riconfermare i ruoli di ciascuno

Prendersi del tempo per i propri collaboratori, per riconfermare i ruoli e gli obiettivi attesi da ciascuno. È cambiato completamente il nostro mondo, come possiamo essere certi che nei nostri collaboratori non siano sorti dubbi o insicurezze nuovi?

3. Comunicazione costante

Darwin ci insegna che non vince il più forte bensì chi si adatta meglio. Se la nostra organizzazione possiede questa straordinaria qualità, se la sta sviluppando, se sta testando opzioni nuove per la propria operatività, è di capitale importanza che il leader ne mantenga tempestivamente informati i propri collaboratori. Questo fa sì che si sentiranno parte della soluzione e che avranno voglia di prestare il proprio contributo con entusiasmo.

4. Preoccuparsi del benessere dei propri collaboratori

Ci stiamo prendendo cura dello stato emozionale dei nostri collaboratori? O siamo troppo focalizzati sugli aspetti finanziari dell’azienda? Il principio fondante che guida tutta l’attività di OSM è che la vera ricchezza di un’azienda è rappresentata dalle persone che ci lavorano. Quasi 30 anni di esperienza nelle risorse umane ci portano ad affermare con convinzione che mai come in questo periodo saranno i gruppi di lavoro coesi ed allineati a fare la differenza (e non i battitori liberi, anche se sono dei campioni).

Come mettere in pratica questi punti all’interno della nostra azienda?

La prima cosa da fare è misurare la percezione che hanno i nostri collaboratori circa la nostra leadership, il loro coinvolgimento verso l’azienda, quello di cui avrebbero veramente bisogno in questo momento per dare il meglio di sè.

Abbiamo sviluppato un sondaggio che, in 2 giorni, permetterà di avere un quadro di come i nostri collaboratori percepiscono la nostra leadership in questo momento, in cosa si sentono insicuri e che cosa vorrebbero da noi.

Contattaci per i dettagli!